W.W. “Mac” Brazel, proprietario di un ranch 80 km a nord di Roswell, in New Mexico, trova sulla propria enorme proprietà “una grande zona di rottami luccicanti, fatta di strisce di gomma, stagnola e carta piuttosto resistente, e bastoncini”. Il 4 luglio la raccoglierà e il 7 luglio la porterà allo sceriffo di Roswell, George Wilcox, che contatterà l’aviazione militare. Il portavoce militare dichiarerà, secondo la stampa locale, che si tratta dei resti di un “disco volante”. Nascerà così il mito dell’astronave aliena che sarebbe precipitata a Roswell.
In realtà la storia del “disco volante” sarà una copertura: il portavoce, Jesse Marcel, è un ufficiale dell’intelligence militare statunitense e deciderà di offrire ai giornali una storia golosa (è appena scoppiata la febbre dei “dischi volanti”, dopo il celebre avvistamento segnalato dall’aviatore privato Kenneth Arnold). In questo modo l’attenzione verrà distolta dal fatto che i resti hanno un’origine molto convenzionale: fanno parte di un progetto militare segretissimo, denominato Project Mogul, che consiste nel lanciare enormi palloni sonda nell’altissima atmosfera, dotandoli di microfoni estremamente sensibili e altri sensori in grado di captare il rimbombo di un’eventuale esplosione nucleare sovietica. Gli americani, infatti, sono in quel momento gli unici ad avere armi nucleari e temono che le avrà presto anche la rivale Unione Sovietica (infatti succederà nel 1949), ma non hanno ancora sviluppato la tecnologia satellitare che permetterebbe di monitorare il territorio sovietico dallo spazio, e così ricorrono a questo curioso espediente tecnico.
L’annuncio del “disco volante” verrà smentito il 9 luglio 1947 dal Dipartimento per la Guerra di Washington, che dichiarerà che i rottami fanno parte di un pallone sonda meteorologico, e la storia finirà nel dimenticatoio per molti anni, fino a quando verrà resa celebre da alcune pubblicazioni ufologiche.
Fonte: Smithsonian.