La capsula Soyuz TM-13, partita il 2 ottobre 1991 dal poligono di Baikonur in Unione Sovietica, torna sulla Terra dopo 175 giorni trascorsi in orbita, attraccata alla stazione spaziale sovietica Mir, ma nel frattempo lo stato che l’ha lanciata ha cessato di esistere: la sua dissoluzione formale è avvenuta il 26 dicembre 1991, e nei giorni precedenti le repubbliche dell’Unione si sono dichiarate indipendenti.
Il veicolo spaziale atterra pertanto in Kazakistan, nella stessa regione
utilizzata da quasi tutti i rientri di equipaggi sovietici, ma stavolta il
Kazakistan è una repubblica indipendente. La situazione è particolarmente
surreale per due dei tre membri dell’equipaggio di ritorno, Sergei Krikalev e
Alexandr Volkov, che vengono soprannominati
“gli ultimi cittadini dell’Unione Sovietica”: sono infatti partiti come
cittadini sovietici ma sono gli ultimi, formalmente, a ricevere i documenti
come cittadini russi.
Volkov era arrivato il 2 ottobre 1991, mentre Krikalev era partito dalla Terra
il 19 maggio 1991 con la Soyuz TM-12. Il crollo dell’Unione Sovietica
li ha lasciati nell’incertezza sulla Mir, soprattutto nel caso di
Krikalev, a causa dei continui rinvii del suo rientro. Sarebbe dovuto rientrare a ottobre del 1991, ma i tagli alle spese avevano annullato un volo di una Soyuz-TM e il cosmonauta che avrebbe dovuto sostituire Krikalev, Alexandr Kaleri, era stato tolto dall’equipaggio della Soyuz TM-13 per fare spazio per il kazako Toktar Aubakirov. Questo cambiamento era necessario per motivi diplomatici, dato
che il centro spaziale di Baikonur si trovava di colpo in un altro stato
indipendente (il Kazakistan) con il quale occorreva stabilire nuovi accordi di
collaborazione. Alla fine la missione di Krikalev è durata ben 311 giorni, il
doppio del previsto.
Il terzo membro dell’equipaggio è il tedesco Klaus-Dietrich Flade, che ha trascorso nello spazio poco meno di otto giorni.
Fonti: Spacefacts, Wikipedia, Astronautix.