1971/02/06 - Un astronauta gioca a golf sulla Luna

Alan Shepard mentre gioca a golf sulla Terra.


Normalmente l’astronauta statunitense Alan Shepard pratica la propria passione per il golf come tutte le altre persone, ossia sul pianeta Terra. Ma oggi è sulla Luna per la missione Apollo 14 insieme al collega Ed Mitchell e così, alla fine della loro estenuante escursione sulla superficie lunare, estrae da una tasca della sua tuta spaziale una testa di bastone da golf, la aggancia al manico di uno degli strumenti scientifici usati per la raccolta dei campioni e la usa per lanciare alcune palline da golf che ha portato con sé nella stessa tasca.

L’evento viene trasmesso in diretta TV, e diventa celebre la frase che Shepard usa per descrivere il risultato dei suoi tiri, effettuati nonostante l’impaccio della rigidissima tuta spaziale ma con il vantaggio della ridotta gravità lunare (un sesto di quella terrestre) e dell’assenza di resistenza aerodinamica (non essendoci un’atmosfera).

“Miles and miles and miles!”, dice scherzosamente Shepard. Miglia e miglia e miglia. È chiaro sin da subito che si tratta di un’esagerazione, viste le condizioni difficilissime del tiro. Durante il viaggio di ritorno dalla Luna, riferirà via radio di stimare che una pallina abbia percorso circa duecento metri e l’altra ne abbia coperti circa quattrocento.

Cinquant’anni più tardi, l’analisi delle immagini permetterà di localizzare quelle palline e le posizioni di tiro, come mostrato qui sotto (divot è il termine inglese usato per indicare un incavo nel terreno prodotto dal bastone da golf nel colpire la pallina):


L’immagine qui sopra è una composizione digitale di varie fotografie scattate dall’interno del Modulo Lunare, il veicolo che ha portato sulla Luna i due astronauti.

Il restauratore di fotografie Andy Saunders recupererà le immagini migliori disponibili della missione e produrrà questi ingrandimenti delle zone intorno alle due palline da golf (l’asta nella prima foto proviene da un esperimento per il vento solare ed è quella lanciata dal collega Ed Mitchell come se fosse un giavellotto):



Saunders elaborerà digitalmente tramite stacking i fotogrammi della ripresa del decollo dalla Luna, fatta dall’interno del Modulo Lunare usando pellicola cinematografica nel formato 16 mm, e otterrà quest’immagine della zona di decollo, nella quale si possono scorgere le due palline e il “giavellotto”.


Dal 2009 la sonda Lunar Reconnaissance Orbiter fotograferà l’intera superficie lunare da una quota di circa 100 chilometri, con occasionali discese a quote più basse, e nel 2011 scatterà un’immagine della zona di allunaggio di Apollo 14 che è una veduta sostanzialmente verticale della zona e come tale non sarà affetta da distorsioni di prospettiva.

Saunders la elaborerà nel 2021 per ottenere le distanze di volo delle due palline: 22 metri per la prima e 36,5 metri per la seconda.


Il bastone da golf usato sulla Luna verrà riportato sulla Terra e affidato al museo della United States Golf Association (USGA), che racconterà in dettaglio tutta la vicenda, spiegando che la testa è una Wilson Staff Dyna-Power da ferro 6 e mostrando anche le foto di una delle fosse e delle impronte lasciate nella polvere lunare da Shepard quando si posiziona per uno dei tiri. L’astronauta non rivelerà mai la marca delle palline usate, per evitare pubblicità, anche se emergeranno alcuni indizi in proposito: gli erano state donate da un professionista del golf, Jack Harden, presso il River Oaks Country Club di Houston.


 

Questa foto di Shepard verrà scattata qualche anno dopo la missione Apollo 14 e mostra bene l’attacco della testa e le dimensioni molto compatte del manico ripiegabile.


Il gesto di Alan Shepard è un momento di umanità in una serie di missioni a volte caratterizzate da un eccesso di tecnologica freddezza, ma ha anche un valore simbolico. Il golf divente il primo sport giocato su un altro corpo celeste e gli Stati Uniti dimostrano anche in questo modo la loro maestria nel campo spaziale rispetto ai sovietici, che non riescono neppure a far arrivare sulla Luna un cosmonauta mentre gli americani si permettono persino di giocare. Non va dimenticato che le missioni Apollo sono un esercizio di propaganda politica nel quale la scienza è secondaria.

Eppure inizialmente la NASA si era opposta. L’astronauta aveva chiarito che il bastone e le due palline non sarebbero costate nulla al contribuente americano e che ne avrebbe fatto uso soltanto se la missione avesse avuto successo e soltanto al termine di tutte le attività pianificate. 

In un’intervista nel 1998, Shepard racconterà di aver detto molto chiaramente a Bob Gilruth, direttore del Manned Spaceflight Center che era contrario alla proposta, queste parole: “Non sarò così frivolo. Voglio aspettare la fine della missione, mettermi davanti alla telecamera, dare una botta a queste palline con questo bastone improvvisato, ripiegarlo, mettermelo in tasca, risalire la scaletta, chiudere la porta e andare.”

In ogni caso, quei due tiri di Alan Shepard costituiscono un esperimento di fisica non banale. L’idea di giocare a golf sulla Luna era stata lanciata per scherzo dal popolarissimo comico statunitense Bob Hope durante una sua visita alla NASA e Shepard aveva pensato che sarebbe stato un ottimo modo per mostrare agli spettatori della missione la differenza della gravità lunare. Nessuno aveva mai tirato una pallina da golf nel vuoto, dove non c’è l’effetto Magnus prodotto dall’interazione delle fossette della pallina con l’aria. Inoltre il fatto stesso di riuscire a centrare le palline con la testa del bastone, nonostante la limitatissima visibilità verso il basso offerta dalla tuta e la rigidità delle articolazioni delle braccia della tuta, era una testimonianza dell’abilità e della determinazione di Alan Shepard.

Quelle palline sono ancora là, piccole testimoni di un’avventura incredibile di mezzo secolo fa, in attesa che qualcuno ritorni a visitare quei luoghi alieni e silenti.

Fonti: Atlas Obscura; BBC Sport, Ars Technica.